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30 luglio 2013 2 30 /07 /luglio /2013 06:00

Le mammelle di Tiresia

apollinaire-tiresias1918-copia-2.jpg

Prima edizione del 1918 dell'opera di Apollinaire

 

 

le-mammelle-di-Tiresia1918.jpg

Frontespizio della prima edizione dell'opera di Apollinaire

edita dalle Edition SIC di Pierre Albert Birot.

 

Eléonore Cotton

Les mamelles de Tirésias [Le mammelle di Tiresia] è un'opera teatrale tanto breve quanto sorprendente. Essa comprende soltanto due atti ma è un florilegio di sorprese per un lettore aperto al suo umorismo. L'intreccio è di per sé divertente: vi troviamo una donna che si rifiuta di essere tale e desidera elevare la sua condizione allo stesso livello di quello degli uomini; Da ciò, un uomo, allo scopo di salvare la patria, decide di trovare un mezzo per far figli senza la donna. Il resto della comicità si pone nell'azione, le repliche e il modo in cui tutto ciò si costruisce sotto la penna di Apollinaire.

Malgrado la ribellione della donna, non qualificherei questo scritto come femminista, ma piuttosto come patriota. La principale preoccupazione è quella delle nascite che sono giudicate troppo poco numerose a Zanzibar che è esplicitamente l'avatar di Parigi. Un grande numero di nascite apparirebbe come il segno della forza di un paese. Un numero piccolo come il segno della sua debolezza.

Fatta questa breve descrizione, tengo a dire che ho amato quest'opera per il suo carattere molto originale. Poi proporrò dei frammenti della prefazione scritta da Apollinaire stesso. Si tratterà di comprendere perché l'autore desidera chiamare quest'opera un "dramma surrealista" e non un'opera comica. Questo primo frammento darà la definizione del surrealismo da parte di Apollinaire che si pone in quel momento come pioniere del genere in materia letteraria. Il secondo frammento è la spiegazione del perché della scrittura di un tale dramma.

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Copertina della rivista SIC edita da Pierre Albert Birot in cui è riprodotto il disegno di Serge Pérat per la copertina del libro.

 

Dalla Prefazione a Les Mamelles de Tirésias delle Edition Nrf Poésie, Gallimard:

Senza pretendere indulgenza, faccio notare che questa è un'opera di gioventù, perché salvo il Prologo e l'ultima scena del secondo atto che sono del 1916, quest'opera è stata scritta nel 1903, e cioè quattordici anni prima che la si rappresentasse.

L'ho chiamata dramma che significa azione per stabilire ciò che la separa da quelle commedie di costume, commedie drammatiche, commedie leggere che da più di mezzo secolo forniscono alla scena delle opere di cui molte sono eccellenti, ma di second'ordine e che sono chiamate semplicemente opere.

Per caratterizzare il mio dramma mi sono servito di un neologismo che mi si perdonerà perché ciò mi accade raramente e ho forgiato l'aggettivo surrealista che non significa affatto simbolico come ha supposto il signor Victor Basch, nel suo foglio drammatico, ma definisce assai bene una tendenza dell'arte che se non è più nuova di tutto ciò che si trova sotto il sole non ha ciò non di meno servito a formulare alcun credo, nessuna affermazione artistica e letteraria.

L'idealismo volgare dei drammaturghi che sono succeduti a Victor Hugo ha cercato la verosimiglianza in un colore locale di convenzione a cui si abbina il naturalismo come trompe-l’œil delle opere teatrali di costume di cui si troverebbe l'origine ben prima di Eugène Scribe, nella commedia lacrimevole di Nivelle o di la Chaussée.

E per tentare, se non un rinnovamento del teatro, per lo meno uno sforzo personale, ho pensato che si doveva ritornare alla natura stessa, ma senza imitarla alla maniera dei fotografi.

Quando l'uomo ha voluto imitare il camminare, ha creato la ruota che non somiglia a una gamba. Ha fatto così del surrealismo senza saperlo.

Ho trovato interessante il modo in cui Apollinaire definisce ciò che intende con surrealista. Tanto più interessante quando si pensa a tutto ciò che il termine ha dato al genere letterario.

Alla luce di questa prima parte della prefazione, Le mammelle di Tiresia acquistano un senso particolare. Ciò che sembra strano a un lettore abituato a qualcosa di più classico e di più verosimile non è altro che "la ruota che imita il camminare", nient'altro che l'imitazione di un fatto naturale. Nulla è dunque fatto per caso e, senza parlare di simboli perché Apollinaire se ne difende ferocemente all'interno di questa prefazione, tutto ha un senso e trova una spiegazione logica in termini di rappresentazione e di fatti.

 

Dalla Prefazione a Les Mamelles de Tirésias di Apollinaire, Edition Nrf Poésie/Gallimard:

Al momento, mi è impossibile decidere se questo dramma è serio oppure no. Esso ha come scopo di interessare e divertire. È lo scopo di ogni opera teatrale. Ha anche lo scopo di porre in rilievo una questione vitale per coloro che capiscono la lingua nella quale è stata scritta: il problema del ripopolamento.

Avrei potuto fare su questo soggetto che non è mai stato trattato una rappresentazione teatrale secondo il tono sarcastico-melodrammatico che hanno fatto diventare di moda i creatori di "opere teatrali a tesi".

Ho preferito un tono meno cupo, perché non penso che il teatro debba disperare chiunque.

Avrei anche potuto scrivere un dramma di idee e adulare il gusto del pubblico attuale che ama darsi l'illusione di pensare.

Ho preferito dare un libero corso a questa fantasia che è il mio modo di interpretare la natura, fantasia, che secondo i giorni, si manifesta con più o meno malinconia, satira e lirismo, ma sempre, e finché mi è possibile, con buon senso dove vi è a volte abbastanza novità perché possa colpire o indignare, ma che apparirà alle persone di buona fede.

Il soggetto è così commovente a mio avviso, che permette anche che si dia alla parola dramma il suo senso più tragico; ma spetta ai Francesi che, se si rimettono a fare dei figli, l'opera possa essere chiamata, oramai, una farsa. Nulla potrebbe causarmi una gioia tanto patriottica.

Oltre il fatto che si possa trovare in questo estratto una continuazione della definizione del surrealismo da parte di Apollinaire nel modo in cui  conviene affrontare e trattare il soggetto teatrale presso il pubblico, questo estratto mi ha interpellato perché espone chiaramente lo scopo di questo testo: posare la questione del "problema di ripopolamento".

Questione eminentemente importante agli occhi di Apollinaire nel suo spirito assetato di "gioia patriottica". È un aspetto della sua figura che traspare molto spesso. Questa fibra patriottica francese si ritrova nelle sue poesie, all'interno di diverse raccolte, mentre testimonia alla Germania soltanto una fantasticheria ad esempio (vedere il caso delle "Renane"  in Alcools); si ritrova anche in Le Poète Assassiné di cui uno dei racconti si chiude con "Viva la Francia", ma non è che un esempio. È un aspetto dell'autore che trovo abbastanza affascinante in fin dei conti, nato in Italia, a Roma, da madre polacca. Vissuto in Belgio, in Germania e in Francia. Malgrado tutti questi orizzonti che si riuniscono in questo personaggio, è alla Francia che il suo cuore appartiene. Si è battuto per essa durante la guerra 14-18, dopo aver dovuto insistere per aver il diritto di integrare l'esercito francese perché non ne aveva la nazionalità. È stato ferito durante questa guerra (colpito da una scheggia alla testa dopo lo scoppio di un obice nel 1916, anno in cui fu trapanato alla testa). È morto il 9 novembre 1918, colpito dalla spagnola, due giorni prima dell'armistizio che doveva porre fine alla guerra. Ne diventerà quasi un simbolo.

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

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