Francis Picabia
Beverley Calte
Dopo aver sostenuto André Breton ed il Congresso di Parigi contro Tzara in un libello, La Pomme des Pins, nel 1924, Picabia dichiara di nuovo guerra a Breton ed ai surrealisti in una nuova serie di 391. Gli ultimi quattro numeri della rivista escono quell'anno, quando termina la sua autobiografia romanzata, Caravansérail [Caravanseraglio] che sarà pubblicata soltanto nel 1975 da Pierre Belfond).
In una diatriba contro il Surrealismo, ne parla come di un movimento fabbricato. "Delle uova artificiali non fanno delle galline", dice. L'istantaneismo di Picabia, rivale senza futuro del surrealismo, genera Relâche [Pausa], un balletto "istantaneista" di "movimento perpetuo" e Entr’acte. Relâche è prodotto da Rolf de Maré ed i Balletti Svedesi, con una coreografia di Jean Borlin ed una musica di Erik Satie.
Il cortometraggio Entr'acte [Intermezzo] è scritto da Picabia e realizzato da René Clair. Questo "interludio" tra i due atti del balletto burlesco è una pefetta istantanea tra Dadaismo e Surrealismo. Quando scrive la sceneggiatura di una nuova farsa, Ciné-Sketch, che viene rappresentata una sola volta, la sera della veglia di capodanno 1925, "Funny Guy" dice addio a Parigi.
Picabia rimane venti anni sulla Costa Azzurra. Ma l'eco del "Rastacuero"* assente risuona ancora nella capitale, ingrandito dalle sue frequenti visite ed esposizioni, così come dalle voci della leggenda che facevano correre su di lui il suo stile di vita meditterraneo. La sua prima tappa è Mougins, situato sulle colline dietro Cannes, in cui fa costruire il Château de Mai [Castello di Maggio] nel quale egli si installa con Germaine Everling, suo figlio Michel Corlin ed il loro figlio Lorenzo, nato nel 1919. È allora che entra in scena Olga Mohler, una giovane svizzera di vent'anni assunta in un primo tempo come governate per Lorenzo.
Il quadro chiamato Monstres [Mostri]" (mascherati con nasi appuntiti, un occhio, come La femme au monocle [La donna con il monocolo] o dai molteplici occhi) hanno fatto la loro apparizione sin dal 1924. Vi sono delle caricature di soggetti ripresi da pittori classici, come Les Trois Grâces [Le Tre Grazie] dal celebre dipinto di Rubens; La femme au chien [La donna con il cane] dalle incisioni di Dürer, ou Nu fantastique, [Nudo fantastico] dall'affresco del soffitto della Cappella Sistina di Michelanglo. O anora, delle coppie di amanti vibranti di voluttuosi colori sintetici come Jeunes mariés [Giovani spose] e Le baiser, [Il Bacio] ed altri in un ambiente di festa, ricoperti di serpentine di confetti come Carnaval [Carnevale] e Mi-Carême [Mezza Quaresima]. Tutti questi personaggi sono delle deformazioni di cartoline postali romantiche dell'epoca.
Femme au monocle, 1924
La grande notorietà di Picabia lo segue a Cannes dove si impone rapidamente come la celebrità locale al Casinò ed alle sue feste di Gala. Le visite frequenti dei suoi amici parigini come Jacques Doucet, Marthe Chenal, Pierre de Massot e Marcel Duchamp intrattengono la sua "vita mondana". Nel 1926, ottanta Picabia sono venuti all'asta all'Hotel Drouot provenienti presumibilmente dalla collezione personale di Marcel Duchamp, suo vecchio complice.
L'anno seguente, Picabia somministra gli ultimi sacramenti a Dada; firma in Comoedia un articolo mordace intitolato Picabia contre Dada ou le retour à la raison [Picabia contro Dada o il ritorno alla ragione]. Proclama con insistenza che "l'arte non può essere democratica" il che è conforme alla sua dottrina di sempre: "la natura è ingiusta? Meglio, l'ineguaglianza è la sola cosa confortevole, la monotonia dell'eguaglianza non può che condurci alla noia".
Dopo un viaggio a Barcellona durante l'estate del 1927 con Olga Mohler e Lorenzo, il Castello di Maggio si trasforma in un "castello a tre" molto agitato, e ciò sino al 1933, data alla quale Picabia si istalla con Olga sul suo nuovo yacht, Horizons II, astutamente ormeggiato di fronte al Casinò al porto di Cannes. Delle figure di affreschi romani della Catalogna compaiono ora nei suoi quadri, precursori di una nuova era, quella delle "trasparenze". Quando sono presentate a Parigi nell'ottobre del 1928 alla Galleria Théophile Briant, il critico cinematografico Gaston Ravel ne parla come di "sur-impressionismo": fa omaggio alla simultaneità di immagini di film sovrapposti, ad una impressione di "terza dimensione senza ricorso alla prospettiva", come Duchamp li descrive più tardi. I soggetti hanno spesso come punto di partenza delle figure classiche di Botticelli o di Piero della Francesca, o anche della statuaria antica e portano dei titoli tratti dalla mitologia o dalla Bibbia, a volte semplicemente inventati: Minos, Melibea, Adamo ed Eva, Giuditta, Lodola, Ridens ad esempio. Le sue fonti iconografiche sono le riproduzioni stampate: "Mio padre aveva un enorme baule pieno di libri d'arte nel suo laboratorio" racconta suo figlio, Lorenzo.
Questo nuovo stile svanisce quando Picabia inizia un nuovo periodo della sua vita privata. Qui ancora, si capisce l'importanza della "donna" o dell'avventura amorosa stessa. Una rottura ne accompagna allora un'altra: innanzitutto, fu Gabrielle Buffet, brillante catalizzatore nel momento della rottura con l'Impressionismo e del matrimonio con il modernismo; più tardi, Germaine Everling, irresistibile partner di Picabia nella sua vita mondana a Parigi durante l'avventura Dada, e nel suo ritiro verso il Mezzogiorno; ora, è Olga Molher, compagna più che comprensiva che condivide quest'avventura appassionante dei venticinque ultimi anni della vita di Picabia. Vive con lei una vera "luna di miele". È durante questo periodo che si sviluppano le sue trasparenze Neo-Romantiche: ancora una volta, la sua arte è il riflesso della sua vita.
Il 1930 è l'occasione di una retrospettiva commemorativa organizzata da Léonce Rosenberg a Parigi "30 ans de peinture" che comprende numerose trasparenze. È un tratto caratteristico di Picabia le cui opinioni sono costantemente mutevoli: Léonce Rosenberg, che egli aveva vilipendiato al tempo del Dadaismo, è oramai il suo principale mercante. Quest'ultimo elogiò il lavoro dell'artista, nella prefazione del catalogo dell'esposizione: "le trasparenze sono l'associazione tra il visibile e l'invisibile... questa nozione del tempo, aggiunta a quella dello spazio, che costituisce precisamente la dottrina della vostra arte. Oltre l'istantaneità, verso l'infinito, questo è il vostro ideale". L'artista scrive nello stesso catalogo, con un tono meno spirituale, "Picabia ha fatto troppi scherzi con i suoi quadri! Ecco... cosa alcuni personaggi trovano in fondo al sacco della loro acrimonia... Ed io, dico: abbiamo fatto troppi scherzi con la pittura di Picabia! La mia inquietudine è stata trasformata in scherzo!... La mia ansietà malaticcia mi ha sempre spinto verso l'ignoto... ho lavorato mesi e anni servendomi della natura, copiandola, trasponendola. Ora, è la MIA natura che copio, che cerco di esprimere". E scrive: "Mio caro Léonce Rosenberg: 'Si possono ingannare gli uomini ma non il tempo...". Quell'anno è anche segnato da una serie di ricevimenti al Casinò di Cannes, brillantemente organizzati da Picabia; La nuit tatouée [La notte tatuata] e Le bal des Cannibales [Il ballo dei cannibali] sono considerati tra i più celebri. Tra il 1930 e il 1932, moltiplica i suoi viaggi a Parigi, così come i suoi acquisti di nuove automobili e nuovi battelli. Picabia ha avuto 127 "automobili", tra le quali i modelli di lusso dell'epoca, la Mercer, la Graham Paige, la Rolls Royce.
Illustra perfettamente il suo aforisma: "Ho sempre amato divertirmi seriamente". A quest'epoca, Picabia rinnova la sua amicizia con Gertrude Stein. Il sostegno morale e intellettuale che egli dà si trasforma in calorosa amicizia durante le visite annuali che Picabia e Olga effettuano a Bilignin. Nel 1932, scrive: "... i surrealisti sono una volgarizzazione di Picabia allo stesso titolo di Delaunay e coloro che l'hanno seguito, i futuristi, erano una volgarizzazione di Picasso". Definisce Picabia "Il Leonardo da Vinci di questo movimento". Lo stima non soltanto perché condividono le stesse opinioni sull'arte, ma a causa delle sue origini spagnole, fermamente convinta che i soli pittori importanti del XX secolo sono spagnoli, come Juan Gris, Miró e Picasso perché, come essa spiega, essi sono dotati di tutte queste qualità: "stravaganza, eccesso, crudeltà, superstizione, misticismo", e non hanno alcun "senso del tempo".
Nel 1933, si verifica l'inevitabile: Germaine Everling rompe definitivamente con Picabia e lascia il Château de Mai (che verrà venduto due anni dopo). Dopo questo periodo mondano e movimentato, Picabia conduce una vita più solitaria e lavora intensamente. Nel 1935, realizza un insieme di tele che rappresentano delle allegorie neoclassiche per un'esposizione a Chicago, di cui distruggerà la maggior parte in seguito. Gli anni seguenti sono segnati da una grande diversità nell'opera di Picabia: tele naturaliste, figurative; nuove sovrapposizioni in dominanti di toni verdi; paesaggi che ricordano il suo periodo impressionista e fauve; incursioni nell'astrazione geometrica, e infine un omaggio alla Guerra di Spagna con il potente quadro, La Révolution espagnole [La rivoluzione spagnola] del 1937.
Picabia, La Révolution espagnole, 1937.
Di fronte alla Seconda Guerra Mondiale, il suo atteggiamento rimane del tutto individualista e provocatore, al punto che il suo "spirito dada" e le sue posizioni apolitiche gli creeranno delle difficoltà durante la Liberazione. A partire dal 1939, le difficoltà si moltiplicano. Il tenore di vita di Picabia si è considerevolmente ridotto: lo yacht e le automobili sono sostituite da un piccolo appartamento a Golfe Juan (Costa Azzurra) ed una bicicletta. E per la prima volta, visse soprattutto con i proventi assicuratigli dalla vendita dei suoi quadri. Nel 1940, sposa Olga Mohler (era divorziato da Gabrielle Buffet dal 1930 e non aveva mai sposato Germaine Everling).
Picabia, Donna con Bull dog, 1944.
Gli ultimi anni trascorsi sulla Costa Azzurra vedono nascere una serie di quadri di un realismo spinto - e di un falso accademismo. Durante questi anni difficili, Picabia, a dispetto il suo "incorreggibile pessimismo", si riavvicina alla vita dipingendo dei nudi ed altri soggetti tratti dall'iconografia popolare. Ma ora, trova le sue fonti nelle fotografie in bianco e nero delle riviste erotiche degli anni trenta. "La mia pittura è sempre più l'immagine della mia vita e della vita ma una vita che non vuole e non può guardare il mondo in ciò che ha di cupido e di mostruoso. Tutto ciò che è stato morale in arte è morto, per fortuna! è il solo servizio che il cataclisma che ci circonda ha reso". Dipinge dei quadri come Femmes au bull-dog, Femme au serpent, Montparnasse, Deux nus ou même Adoration du veau et Pierrot pendu.
Picabia, Donna con serpente, 1939.
In risposta a coloro che sostengono che le motivazioni dell'artista nel dipingere i nudi sono soltanto commerciali, Olga Picabia afferma che "Francis ha sempre dipinto ciò che voleva, ben prima che il mercante venuto da Algeri, o da altrove, arrivi per acquistare le sue tele". Durante lo stesso periodo a Cannes, espone dei "quadri tascabili" con lo scultore Michel Sima (1942) e l'anno successivo figura in un'esposizione in compagnia - molto inattesa - di Bonnard e Matisse.
Picabia, Adorazione del vitello, 1941.
Il suo comportamento provocatore nei confronti della collaborazione così come rispetto alla Resistenza gli vale, così come a sua moglie, di essere coinvolti con i "regolamenti di conti" del dopoguerra. È durante questo periodo difficile che egli è vittima della sua prima emorragia cerebrale. Nel 1945, Picabia è infine di ritorno a Parigi. Olga e lui si trasferiscono nell'antica casa di famiglia e risiedono nel laboratorio di suo nonno.
Picabia, Due nudi, 1941
Cercando di dimenticare le sue recenti delusioni, Picabia riprende contatto con i suoi vecchi amici d'anteguerra. Henri Goetz e sua moglie Christine Boumeester, degli amici del Mezzogiorno, gli fanno visita tutte le domeniche, accompagnati da giovani artisti astratti: Henri Nouveau, Francis Bot, Hartung, Bryen, Soulages, Mathieu, Ubac, Atlan. Semore pieno di risorse, a sessantacinque anni come prima, Picabia cambia del tutto di nuovo, abbandonando il realismo popolare della guerra per una forma personale di astrazione. Espone regolarmente nelle gallerie parigine e nei saloni importanti della giovane avanguardia cone il Salon des Surindépendants e il Salon des Réalités Nouvelle.
Picabia, Monparnasse, 1941
Picabia si rimette allora a scrivere. Thalassa dans le désert esce nel 1945. Durante gli anni successivi, pubblica dei lavori di tonalità più amara e disincantata presso il suo amico Pierre-André Benoît, editore ad Alès. Scrive moltissimo durante il suo soggiorno annuale a Rubigen in Svizera presso la famiglia di Olga. A Parigi, è sempre uno dei frequentatori celebri abituali di "Bal Nègre" ed altri cabaret parigini, fedele al suo modo di vivere del periodo di prima della guerra. Per Picabia, i cabaret "Eve" e "Tabarin" valgono quanto l'Opéra e la Comédie Française, istituzioni venerate in Francia e che egli giudica vive quanto il cimitero di Montmartre.
Esplorando con impazienza le posssibilità di un'ultimo periodo astratto, Picabia dipinge delle opere importanti come Bal Nègre, in omaggio al suo locale notturno preferito, Danger de la force, Bonheur de l’aveuglement, e Kalinga. La primavera del 1949 vede il vertice della sua lunga carriera: una retrospettiva monumentale, "50 ans de plaisir", è organizzata dalla Galerie René Drouin. Il catalogo si presenta sotto forma di un numero unico di 491, scritto dai suo amici ed edito da Michel Tapié. Incoraggiato dai suoi amici, spinto dalla sua propria curiosità ed il suo bisogno di andare più avanti nell'ignoto, Picabia produce una serie di quadri minimalisti composti da punti: è la riduzione finale dei suoi quadri astratti. I "Punti" vengono esposti alla Galerie des Deux Iles nel 1949. Tra il 1950 ed il 1951, Picabia ha alcune esposizioni importanti: in Francia, a New York alla Rose Fried Gallery ed alla Galerie Apollo a Bruxelles. Nel 1951, dipinge le sue ultime opere, tra le quali Tableau vivant, Villejuif, così come o suoi sette quadri, per ogni giorno della settimana e La terre est ronde. Essi vengono esposti alla Galerie Colette Allendy nel dicembre del 1952 accompagnati da un catalogo contenenti 7 facsimili di lettere d'omaggio di Breton, Cocteau, Bryen, Van Heeckeren, Seuphor, J.H. Lévesque e Michel Perrin. Negli anni successivi, Simone Collinet, prima moglie di Breton, diventa il principale mercante di Picabia.
Picabia, Bal Nègre, 1947
È l'ultimo viaggio di questo "Cristoforo Colombo dell'arte", come lo aveva soprannominato Jean Arp. Alla fine del 1951, un'arteriosclerosi paralizzante lo priva definitivamente della sua fonte vitale, la pittura.
ériosclérose paralysante le prive définitivement de sa source vitale, la peinture. L’ultime “dissolution”, décrit ainsi par Picabia lui-même, arrive le 30 Novembre 1953. Le 4 Décembre, au cimetière Montmartre, André Breton rend un dernier hommage à son partenaire de toujours : « Francis... votre peinture était la succession – souvent désespérée, néronienne – des plus belles fêtes qu’un homme se soit jamais données à soi-même... Une œuvre fondée sur la souveraineté du caprice, sur le refus de suivre, toute entière axée sur la liberté, même de déplaire... Seul un très grand aristocrate de l’esprit pouvait oser ce que vous avez osé. »
* Dall'ottava edizione del "Dictionnaire de l'Accademie française, (1932-1935), leggiamo la seguente definizione del termine Rastaquouère, che traduciano con lo spagnolo "rastacuero": "Termine familiare, improntato dallo spagnolo "rastacuero" e che serve a designare un personaggio esotico che sfoggia un lusso sospetto e di cattivo gusto. Si dice anche, per abbreviazione e più familiarmente: RASTA". Ricordiamo soprattutto che Picabia scrisse nel 1920 una breve opera poetica, che presto andremo a tradurre, intitolata appunto: Jésus-Christ Rastaquouère, e cioè Gesù Cristo Rastacuero [N. d. T.]
Beverley Calte
[Traduzione di Massimo Cardellini]
Biographie de Francis Picabia par Beverley Calte
Une biographie de Francis Picabia