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31 gennaio 2013 4 31 /01 /gennaio /2013 07:00

La dialettica può spezzare dei mattoni?

 

René Viénet

La dialettica può spezzare dei mattoni? [La dialectique peut-elle casser des briques?] è un film francese di René Viénet uscito nel 1973. Esso svia (détourne, dirotta) attraverso il suo doppiaggio il film cinese Crush (唐手跆拳道), di Kuang-chi Tu, uscito nel 1972.

Vienet1970.jpgIl sinologo e situazionista René Viénet lancia una piccola bomba nelle sale del quartiere latino, un film di kung-fu svisto (détourné) e reintitolato La dialettica può spezzare dei mattoni? Come precisa il suo manifesto, "Il primo film interamente sviato della storia del cinema, sottotitolato dall'Associazione per lo sviluppo della lotta di classe e la propagazione del materialismo dialettico".

 

La dialettica può spezzare dei mattoni? è un film che si collega al movimento situazionista iniziato tra gli altri da Guy Debord. Si tratta dello sviamento (détournement) di un film di kung-fu del 1972 nel quale dei praticanti di taekwondo coreani si oppongono a degli oppressori giapponesi. Lo sviamento cinematografico è una pratica mirante a recuperare un film già realizzato e commercializzato cambiandone il discorso dei personaggi (post doppiaggio). Il dialogo originale è sostituito con un altro dialogo, generalmente di portata umoristica.

La sceneggiatura sviata narra come dei proletari tentano di vincere dei burocrati violenti e corrotti grazie alla dialettica e alla soggettività radicale. La violenza è infine scelta per via dell'incapacità dei burocrati nel seguire un argomento logico.

Il dialogo contiene numerose allusioni a dei rivoluzionari anticapitalisti (Marx, Bakunin, Wilhelm Reich), e fa riferimento a tematiche contemporanee: conflitti sindacali, eguaglianza dei sessi, maggio 68, sinistra francese e gli stessi situazionisti.

Rassegna stampa retrospettiva di "La dialettica può spezzare dei mattoni?"

Una breve visita alla Cinémathèque française per andare a frugare negli archivi e scoprire la ricezione critica dei film asiatici, l'idea mi balenava in mente dalla lettura di un articolo, allora eccomi, cominciamo oggi con La dialettica può spezzare dei mattoni?, film di kung-fu situazionista uscito in Francia nel 1973. Per quelli che non hanno mai visto il film, si tratta di prendere un banale film di Kung-fu e aggiungervi una pista di sottotitoli con un'altra storia (il film sarà più tardi doppiato) con accenti rivoluzionari. Ciò lascia la porta aperta un po' a tutto; disprezzo di un genere, insulto ad un pubblico, argomenti compiacenti... Mi sono basato sui soli testi disponibili.

 
LE MONDE- 09/03/73:

Vienet.1990.jpgWestern realista girato in Cina popolare? Non del tutto, western industriale realizzato in Estremo Oriente da un cinese non comunista Ngay-Hong... Sviato da sottotitolatori anonimi "situazionisti" senz'altro. La procedura potrebbe far scuola. Si svierebbero le pellicole cinematografiche allo stesso modo dei Boeing. E si riderebbe senza riserva nelle sale del Quartiere Latino.

Nouvel Observateur - 13/03/73:
Film cinese di marca Hong-Kong. Conosciamo la ricetta; essa sta per diventare più popolare di quella dello spaghetti western... La più piccolina delle ragazzine frivole saltella come Douglas Fairbanks; Il maggior aborto tra i marmocchi vi fracassa un mattone con un semplice manrovescio di mano. In un primo momento, è abbastanza piacevole. Ma il sale di questo "Hong-Kong" viene dal fatto che c'è stato sviamento di film... È sovversione attraverso la burla. Questi sottotitoli praticano l'estremismo più scatenato e più esilarante. Attenzione, vedere la versione "Quartiere Latino".
Politique Hebdo - 28/03/73:
Dei Cinesi che si rompono il muso, si taglaino delle braccia e teste a colpi di spade, si scontrano ogni cinque minuti, non ho mai visto (ciononostante) una pellicola così gracile: devo dire che non avevo mai avuto l'idea anche di andare a vedere un film made in Hong Kong.
Tuttavia quest'ultimo ha qualcosa di particolare, quei gialli si sbudellano parlando come degli studenti di Vincennes. Si tratta della lotta tra burocrati e anarchici, grazie al sottotitolamento "pirata" realizzato qui. L'idea è abbastanza geniale: Acquistare a basso prezzo dei film penosi e convertirli attraverso dei sottotitoli adeguati. Per questo film, è un po' troppo limitato come allusioni ad una clientela estremista del Quartiere Saint Michel. Si dovrebbe continuare così, ci sono troppe cose da fare.
Télérama - 24/03/73 (Jean-Luc Douin):

La pellicola piena di banalità volge al lieto fine parodico, mettendo in rilievo il ridicolo delle situazioni. Il commento sottotitolato farcito di allusioni alle dottrine rivoluzionarie è destinato a far gioire gli adepti del Quartiere Latino. "Hai letto 'La filosofia nel boudoir?', "No, l'edizione masperizzata era esaurita", "Perché si lamenta così? Ha dovuto vedere Themroc". Un guazzabuglio pittoresco dallo stile tanto demoralizzatore quanto sovversivo, ma risolutamente vigoroso.
Le Figaro - 24/03/73 (Louis Chauvet)
I karatechi volano (è il caso di dirlo poiché essi eseguono balzi di 10 metri) in soccorso delle vittime dell'oppressione fascista in Corea. Nuova produzione di una azienda di Hong Kong specialista del film ad episodi estremo-orientale. Sospetto il produttore di voler attirare tutti i pubblici politici adulando in principio lo spettatore di sinistra, potendo così sedurre con delle ragioni più sottili un zelatore della classe dominante poiché l'opera ha veramente l'aria di pasticciare senza pietà il cinema do estrema sinistra e le sue banalità.
... sottotitoli che mirano ai più alti effetti comici o tramite le loro esagerazioni o attraverso le loro ironie. "Vieni? Andiamo a consolarci delle nostre alienazioni" dice un giovane, un altro dice "vai a farti ghigliottinare i calli dai burocrati". Senza alcun dubbio il produttore commette l'errore di credere che si può indefinitamente utilizzare la stessa sceneggiatura limitandosi a cambiare l'epoca o i personaggi. Ma di tanto in tanto, queste avventure dove il debole massacra il forte o David affronta e vince diversi Golia alla volta non mancano in fondo di avere il sapore della puerilità.

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

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