In attesa delle giuste celebrazioni che vi saranno nel mondo colto per il primo centenario del grande movimento Dada di arte totale, intendiamo parlarne con un grande anticipo di modo che giungendo la fatidica data molti non siano presi alla sprovvista grazie al mio blog.


NOSTRA INCHIESTA
Perché scrivete?
MICHEL CORDAY
Persuaso che il libro più modesto esercita un'azione e lascia una traccia, scrivo soprattutto per diffondere le convinzioni che mi sono care, per combattere le sofferenza e servire la felicità.
PAUL BRULAT
Mi chiedete:
Perché scrivete? Ecco la mia risposta:
Scrivo per esprimere ciò che penso e ciò che sento, e cioè per cercare di soddisfare la mia passione di sincerità.
JACQUES REDELSPERGER
Perché scrivo?... semplicemente
Per un egoismo supremo,
Per, senza un più sottile argomento,
Farmi piacere a me stesso;
Ma se il pubblico preso di noia
Trova qualcosa da ridire,
Non deve prendersela che con se stesso,
Non essendo obbligato a leggermi...
Strana pubblicità dopo tutto
Da parte di un uomo di lettere,
E il mio editore, presumo,
La troverà poco di suo gusto.

MAX MAUREY
Direttore del Théâtre des Variétés
Perché scrivete? mi chiedete.
E' la domanda che mi pongo tutte le volte che scrivo una commedia.
OCTAVE UZANNE
Perché scrivo?
Non me lo sono mai chiesto, perché ho sempre obbedito a quest'ardente impulso passionale che è forse la vocazione.
Inoltre ritengo che la sola ricompensa della vita intellettuale risiede nel lavoro del pensiero e in tutte le ebbrezze e immunità dei mali volgari che conferisce l'autosuggestione dell'azione cerebrale. Il resto: successi pubblici, onori, gloriucce non valgono la pena di essere sollecitate. Vi è nella combustione delle idee un ritorno di fiamma che basta a scaldare tutta una vita da benedettini delle lettere. Coloro che chiedono altro alla società non sono degni di esercitare un apostolato per così dire religioso e mistico, che paga ampiamente i suoi devoti.
E dire che ci sono degli scrittori che vogliono unirsi alla C. G. T.
FERNAND GREGH
... Ecco, non sono più ora che un sognatore
Che vuole con parole confuse balbettare il suo sogno,
Che vuole ritmare i rumori passeggeri del suo cuore
Non perché lo si ammiri e lo si applauda:
- La gloria è il bel nome dorato dell'ingiustizia
E il più valoroso non è sempre il vincitore; -
Ma perché per sempre sente un vago istinto
Di cantarsi per sé la sua anima, un sordo dispetto
Di farvi variare l'ora, per il piacere,
Così come una donna fa scintillare un anello,
E poi perché un po' più tardi quando morirà,
Lasci un po' di lui in qualche strofa austera,
E che si sappia un giorno che un tempo fu sulla terra
Un povero uomo simile agli altri, che pianse.
Tratto, da "L'Or des minutes", page 43. - 1905

JACQUES BAINVILLE
Scrivo perché questo è il mio mestiere e per dire quel che penso.
JEAN DE BONNEFON
Ho scritto, all'inizio della mia vita, perché la professione delle lettere mi è sembrata essere la più liberale e la più indipendente del mondo.
Ho continuato, senza sosta, il duro e caro mestiere perché l'indipendenza è un oggetto di perpetua lotta. Ho continuato perché la bontà dei lettori dà coraggio e forza.
Poi... nella scrittura "il lavoro è uno scopo non un mezzo".
PIERRE DECOURCELLE
... "Ebbene, in verità, gli stolti avranno da ridire,
Quando non si ha denaro, è divertente scrivere.
Se è un passatempo per non annoiarsi,
Val bene la borsa dell'acqua calda... E se è un mestiere,
Detto tra noi, dopo tutto, non è uno dei peggiori
Di mantenuta, avvocato, o portiere..."
(ALFRED DE MUSSET)
Per copia conforme:
PIERRE DECOURCELLE.
LOUIS DIMIER
Scrivo: 1 ° per possedere.
Possedere la verità delle cose apparse ai miei sensi e alla mia ragione. Esprimendo questa verità, la faccio mia, le mie vedute sono il legame che le unisce. In Aristotele ciò si chiama imitazione. Si deve concepirne l'essenziale. Imitare è ricreare l'oggetto, quindi impadronirsene tanto quanto si possa concepire. E' un piacere incomparabile, un'attrazione suprema, al quale hanno parte due cause: l'intelligenza dell'oggetto, il suo rapporto; l'una è luce, l'altro potenza; la seconda trova nella prima la sua prova e il suo complemento. Corot diceva: Oh! che bella vacca; la dipingerò. Zac! eccola.
2 ° per persuadere.
Il vero delle cose entrato nell'intelligenza, l'oggetto fa spirito,

diventa comunicabile. Necessariamente tende a comunicarsi. L'universale del pensiero che l'informa è come una molla che spinge all'infinito. Tutti gli uomini sono chiamati a godere di ciò che possiedo. Nuova prova dei lumi che presiedono all'imitazione, nuovo esercizio della potenza che essa suppone. Persuadere deriva da possedere. Ne è la conseguenza necessaria; procede dalla stessa attrazione. Coloro che li separano, che descrivono il piacere di scrivere come indipendente dall'approvazione, assumono un tratto d'orgoglio o di ripicca per l'essenza delle cose.
Questo è il piacere di scrivere, così ne è il demone. Delle due cause che ho appena citato, in un senso generale, si può chiamare la prima poesia, la seconda avrà come nome eloquenza. La prima dà nascita all'arte in sé, la seconda ne espande l'effetto.
ADRIEN VÉLY
Perché mi hanno insegnato a scrivere.
LÉON RIOTOR
Presidente onorario della Société des Poètes français.
È l'origine concreta di questa funzione che avete di mira, il perché dell'atto materiale, poiché giudicate inutile l'esposizione della tendenza?
Se sì: scrivo così come leggo, perché figlio di tipografo e di stampatore, in un ambiente saturo di carta stampata, fui tentato di fare come tutte quelle persone che mi circondavano, di essere stampato come loro, su della carta umida, poi in giornali e su di un libro.
Avevo appena 14 anni quando una poesia firmata con il mio nome apparve su di un giornale. Ho continuato a scrivere e a pubblicare, così come si mangia o beve, con una specie di soddisfazione nuova ad ognuna delle estrinsecazioni del mio pensiero. E continuerò così indubbiamente sino alla morte. È un atto talmente naturale che mi sarebbe sembrato anormale non sottomettermici.
IRENE HILLEL-ERLANGER
Perché scrivo?... non facile da scrivere.
Diciamo (se vi piace) che
scrivo perché adoro la parola e anche perché
amo Parigi - e i cataloghi dei grandi magazzini di novità!

RENÉ GHIL
Quando nel Novembre 1884, a ventidue anni, firmavo la Prefazione del mio primo libro, in cui sin da allora elaboravo un primo piano dell'Opera che avrebbe occupato la mia vita, - credetti che quest'Opera, con la sua dottrina filosofica, le sue teorie tecniche e le sue direttive, si presentava necessariamente, per una evoluzione di senso profondo del Pensiero poetico. Dico: necessariamente, e che nessun altro poteva questo sforzo di Poesia a base scientifica, e di Sintesi.
Credo che l'Opera compiuta - che si completerà con altri quattro volumi - è venuta in testimonianza, qualunque sia la distanza, ahimè! tra l'espresso e il sogno creatore... E' per questo che scrivo.
H. R. LENORMAND
Scrivo, come ogni scrittore, per affermare delle tendenze intime respinte nella vita reale. Credo che l'opera d'arte potrebbe essere definita una compensazione del reale. I nostri istinti rivoluzionari e sessuali, i nostri istinti di dominio e di conoscenza non possono soddisfarsi pienamente nel corso della vita. La loro una sublimazione che fa nascere l'opera d'immaginazione. Quest'ultima non è dunque che la manifestazione di velleità contrariate. Essa può, nei casi di repressione eccessiva, sfociare in una contraddizione completa e magnifica dell'effettiva esistenza dello scrittore.
Le atrocità sfrenate delle opere di de Sade possono spiegarsi con il fatto che egli scriveva soprattutto in prigione. L'esagerazione delle sue invenzioni mi farebbe piuttosto credere alla non realizzazione delle sue tendenze erotiche. È una rivincita del sogno sulla realtà.
Per quel che mi riguarda, non c'è da dubitare che alcune delle mie opere teatrali come "Poussière", "Les Possédés", "Terres chaudes", tra le altre, sono un tentativo di compensazione di istinti rivoluzionari ostacolati e di desideri di viaggi non del tutto soddisfatti.
ROCH GREY
Approvo pienamente il nuovo gioco di società inaugurato dal vostro questionario.
Il mio amico Léonard Pieux, esploratore del deserto africano, vaga nei paraggi di fattori ignorati. Sicuro del suo assenso, vi rispondo per lui: egli come me scrive, innanzitutto per farvi piacere; in seguito, per partecipare al mantenimento dell'equilibrio universale che a grandi grida richiede il nostro concorso.

PAUL HYACINTHE LOYSON
Per giustificare Alceste.
HENRI FALK
"Perché scrivete?". Non siete i primi a pormi questa domanda: me la rivolgo spesso a me stesso. Perché, se si tratta di fare fortuna, scrivere è oggi un mezzo singolare; e se si tratta di "fare dell'arte", scrivere testimonia di una singolare sufficienza. Siamo sempre sicuri di essere degli artisti?
Scrivo dunque senza ragione, ma non senza motivo: sarei troppo afflitto se non scrivessi affatto.
EDMOND JALOUX
Se non scrivessi, morirei di fame.
MAX E ALEX FISCHER
Per bontà: per non scoraggiare nessuno...
HENRI DUVERNOIS
Scrivo per cercare di divertire le "brave persone!".
JEAN PAULHAN
Sono commosso che aspettiate le mie motivazioni; ma infine, scrivo poco, il vostro rimprovero mi sfiora appena.
PAUL SOUDAY
Per quanto lontano risalgano i miei ricordi d'infanzia, trovo questa idea profondamente radicata in me, che la sola vita interessante e nobile è quella che si dedica esclusivamente alle cose dello spirito. La cura degli interessi materiali mi ha sempre ispirato una ripugnanza invincibile. Non potevo essere che un prete, professore, uomo di lettere, artista o scienziato. Di queste carriere ho scelto quella che ho creduto la più conforme alle mie attitudini; indubbiamente avrei preferito scrivere un numero ristretto di opere maturati a lungo. Il giornalismo,

in cui ho sono dovuto entrare giovanissimo, è stato per me, una necessità alimentare. È un mestiere impegnativo e a volte anche deludente, ma appassionante anche. Faccio del mio meglio per rendermi utile e servire il culto delle buone lettere. Ma tutto ciò è forse un po' ambizioso. Diciamo semplicemente che ho seguito il mio piacere.
FRANTZ JOURDAIN
Presidente del Salon d'Automne.
Per infastidire, in generale, le persone che le mie idee disgustano, e per dare un attacco di apoplessia al signor Lampué, l'onorevole e simpatico consigliere municipale della Ville-Lumière.
FRANCIS JAMMES
Scrivo perché, quando scrivo, non faccio altre cose.
GIUSEPPE UNGARETTI
Per pudore.
Se potessi essere qualcuno, mi divertirei a non apparire.
Sapete che il pudore è la forma cosciente della codardia.
Ma, per caso, mi sono appena fatto vedere nudo del tutto.
Non abbiatemene rancore.
ANDRÉ COLOMER
Scrivo, mangio, respiro, faccio l'amore, piango, canto, cammino e danzo e penso e vivo e morirò e non ne saprò mai il perché.
Perché vivo? Perché scrivo? Sono Dio, per poter risolvere dei perché? Mi constato e ciò mi basta.
Io sono.
(Segue.)
[Traduzione di Massimo Cardellini]